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Sin dall'adolescenza mi è stata chiara una caratterizzazione del mio modo di esistere in questo mondo la capacità immaginifica, in aperto contrasto con il modo della concretezza quotidiana, che ogni giorno pur ammiravo e percepivo negli altri.
Rimanevo colpito dal senso della realtà di chiunque mi circondasse, mentre l'emozione scaturita da un evento, un'immagine rimaneva dentro di me, appropriandosi di spazi che superavano quelli finiti del momento stesso dell'accadimento, inducendomi a fruire della vita come di una successione di emozioni da amplificare fino a soverchiare, di prepotenza, la realtà stessa, assumendo un proprio esistere nell'animo, proseguendo, in una cascata di esperienze intimistiche, in spazi non tangibili eppure così sentiti e vivi da sfumare i confini col reale...
Nasceva così la pittura dalla mia mano, quale leggero strumento di narrazione e di concretizzazione alchemica di confine dei due mondi (reale e interiore) che coesistevano in me.
La pittura diveniva gradualmente parte di un mondo interiore, inesprimibile a parole, parallelo e forte, sentito e lontano... eppure vivo e palpitante di emozioni vissute... reali.
L'esperienza individuale di chi spontaneamente coglie e cerca "altro" nel corso di esperienze pur sempre provenienti dal reale fa sì che non sia stata necessaria la ricerca di studi accademici: era tutto così semplice, lì dentro, e trasfigurabile in attimi su una tela.
La tela, tela di sacco, successivamente anche i ciocchi di legno, materiali grezzi, reali, concreti e semplici, naturali, quasi che fossero in ovvia attesa di portare in sé un'immagine: mi sono parsi adatti a fissare le emozioni, le emozioni provenivano da me, eppure si lasciavano estrapolare dalla tela e dal legno.
Maestro Michele Curcio


 
 
 

Al Pittore

Caro Pittore di questa Città del Vento,
che sovente è impegnata nel Vento e  sempre meno nella Socialità,
Io so perché tu sei Pittore di Vita:
fosti tra i pochi a sapere dove non cercarla,
tu hai appresa l'arte di ascoltarla;
per questo dipingi uno sguardo, un sorriso, un abbraccio
e, perché no,
un anfratto di questa cittaduzza?
Tu puoi insegnare la Vita nell'eguale misura in cui ti insegnò Lei,
Ascolta, pertanto, tu che non sei animo rancoroso,
il tacito grido di codeste personcine,
che all'unanimità ti chiedono:
" Dipingi l'Arte di Vivere!".
Dipingi, si, il tuo quadro più bello,
perché costoro ne hanno bisogno!
Dipingilo tu, che sei Pittore;
non un pittore qualunque;
Pittore di Vita.

Di Osvaldo Passafaro, dedicata all'ottimo amico Michele Curcio

Catanzaro Lido, 19 Febbraio 2012

 
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